Racconta la tua storia da precario

Racconta la tua esperienza di precariato, l'effetto che ha la condizione precaria sulla tua vita. Scrivi cosa accade ora che non c'è neanche un posto precario. Manda una e-mail all'indirizzo: precariscuolacatania@gmail.com

Lettera aperta di una docente precaria

A TUTTI I PRECARI COME ME
A TUTTI I CITTADINI, ELETTORI E CONTRIBUENTI
A TUTTI COLORO CHE SI SENTONO VESSATI DA CHI CI GOVERNA
A TUTTI QUELLI CHE NON VOGLIONO PIù TACERE
A TUTTI

Avrei preferito non uscire dal mio guscio…
ma quello che sta accadendo in ITALIA e nella mia SICILIA in particolare
in questo storico e pericolosissimo momento mi induce,
anzi mi costringe, a farlo:
è giunto il tempo di fare sentire la mia voce!

Si sta verificando un vero LICENZIAMENTO DI MASSA
il più grande e crudele nella storia della Repubblica,
che coinvolge tante persone, tante famiglie ridotte in povertà
in quanto la maggior parte mono-reddito.

Tanti, come me, hanno faticato moltissimo e sacrificato altrettanto
per costruire giorno dopo giorno la propria professione
all’interno della Scuola.
Fatica e sacrifici che, tuttavia, sono stati ripagati
con una istantanea liquidazione senza appello da parte di chi ci governa,
da parte di chi dovrebbe saggiamente amministrare “la cosa pubblica”
ed, invece, tutela semplicemente i propri interessi incurante di Noi.

Ho iniziato questo cammino di ribellione alle insulse iniziative legislative
che stanno mettendo in ginocchio la Scuola Pubblica
dopo avere parlato a lungo con Giacomo Russo
e con il suo collega Paolo Di Maggio,
che con determinazione e senza esitazione hanno iniziato
LO SCIOPERO DELLA FAME.
Entrambi Assistenti Tecnici della scuola, precari da tanti anni
e rimasti senza lavoro a causa dei tagli operati
da questa irrazionale riforma.
Ho deciso di unirmi a loro, in questa difficile forma di protesta
e così hanno fatto insieme a me Rossella Di Gregorio,
Docente della Primaria e Giovanni Bologna, Collaboratore Scolastico,
timorosa dei possibili esiti di questa scelta,
ma forte dell’obbiettivo da raggiungere:
arginare gli effetti devastanti di questa manovra fatta di tagli e di soprusi, anzi di più,
ripristinare la situazione preesistente ad essa
fermando “la riforma gelmini”, ed ottenere, addirittura, la stabilizzazione
che è un nostro diritto indifferibile, per riconquistare il nostro lavoro
ed insieme ad esso la nostra dignità,
che stanno tentando impunemente di calpestare
nella loro superficialità ed ignoranza.
Superficialità che li porta a vivere una vita fatta di telecamere
e di sorrisi finti e vacui lontana dagli elettori
ed incurante dei loro reali bisogni.
Ignoranza delle esigenze dei cittadini e di coloro che,
ancora meno fortunati di noi, cercano rifugio nella nostra terra
e trovano, invece, dei Caronti pronti a traghettarli verso la morte.
INSIEME abbiamo deciso di richiamare l’attenzione
del nostro Governatore di Sicilia, Raffaele Lombardo,
per riuscire ad incontrarlo e proporgli le nostre fondamentali istanze,
facendoci portavoci rappresentativi delle varie componenti della Scuola, Docenti ed ATA,
che nei giorni dello sciopero della fame
ci sono stati vicini, ci hanno incoraggiato e, a loro volta,
hanno tratto coraggio dal nostro digiunare.
Abbiamo vissuto in strada (in Via Praga dinanzi l’USP di Palermo),
per giorni e giorni, come vagabondi privi di casa e di futuro
ma lo abbiamo fatto per difendere le nostre case, il nostro futuro
e quello delle nostre famiglie.

Il Governatore ci ha chiesto di sospendere lo sciopero della fame
e lo abbiamo fatto, temporaneamente.
Ci ha ricevuto, ha dialogato con noi e, ritengo,
abbia compreso fino in fondo ascoltando le nostre parole
ma, soprattutto, leggendo nei nostri occhi
il dramma che sta investendo circa 7000 persone in Sicilia
e tantissime altre ancora in tutta Italia.
Ci ha promesso che, insieme a noi, avrebbe lottato
per sconfiggere questa piaga indotta,
questo terremoto derivante non da una calamità naturale,
bensì dall’incompetenza e dalla volontà di zittire la Scuola,
di mettere a tacere la Cultura, di creare fantocci senza speranza
e disposti ad elemosinare qualsiasi briciola dalla tavola dei potenti.

Attendiamo ancora una risposta dal Governatore
anche se oggi, 14 settembre 2009, ci ha snobbato e deluso
non facendosi trovare al Palazzo della Regione Sicilia.
Eravamo veramente tanti, provenienti da tutte le province siciliane,
speranzosi di un risultato ma abbiamo gridato invano.
Con Lui avremmo voluto continuare a dialogare.
Tuttavia, questo, anche se ci ha provocato un’infinita tristezza,
non ci ha scoraggiato: vogliamo che mantenga il Suo impegno
che, anzi, vada oltre le Sue e le nostre aspettative. Ce lo deve!
Ci aspettiamo ancora tanto!
Non ci svenda ad una maggioranza che, senza di noi,
presto diventerà minoranza, ci sono istanze più forti e pregnanti
che non le logiche di partito e di coalizione politica,
ci sono le istanze di coloro che dal loro lavoro
devono trarre sostentamento
e non per gozzovigliare tra una festa mondana
ed una formale visita diplomatica.

Ci ascolti GOVERNATORE, la Sicilia trema e necessita di interventi urgenti.
Non si faccia intimorire, è un’occasione di cui fare tesoro.

La stessa cosa dico ai vari reggenti di partito, ai sindacati.
Non chiudetevi nel Vostro orticello, guardatevi intorno e, per una volta,
impegnatevi unendo tutte le Vostre forze,
uscendo dalle logiche settoriali e personalistiche,
mettendo da parte i Vostri simboli e bandiere.
Le vite umane contano di più!

Non sono una facilona buonista, né una qualunquista.
Anch’io ho la mia fede politica,
ma ritengo che questo non sia il momento di farla primeggiare.
Questo, piuttosto, è il momento di restare tutti uniti e compatti,
affinché la disgregazione ed i particolarismi non sviliscano la nostra forza.
Chiedo, inoltre, l’intervento di PAPA Benedetto XVI, e lo faccio non da contestatrice,
ma da Cattolica praticante
che si sente parte viva della CHIESA,
ed insieme al Suo intervento chiedo quello dei Vescovi
e di tutta la gerarchia ecclesiastica, affinché ascolti il Suo MONITO,
che è MONITO di DIO.

E' fondamentale dare voce ai deboli,
a quelli che non hanno più come sostentarsi
perché hanno perso il loro lavoro
a causa dei tagli indiscriminati e crudeli fatti nella Scuola, e non solo.
GESù CRISTO è venuto in mezzo a noi per farsi voce dei deboli
e degli oppressi.
Non vanifichiamo il suo immenso SACRIFICIO,
ridiamo forza al Suo messaggio, di Amore, Pace e Condivisione,
ridiamo forza alla Buona Novella.
Chi Governa ci umilia, ci perseguita,
cerca di spegnere le vite di molti a vantaggio di pochi;
ed al contempo non permette che l’informazione passi,
che il nostro boato risuoni.
Infatti, le televisioni sia private, che pubbliche mandano messaggi falsati
o addirittura nessuno,
ed anche i quotidiani non danno il necessario risalto
a questa tragedia umana, a questo OLOCAUSTO DI STATO:
poche righe di tanto in tanto, qualche breve storia di vita
che presto si dimentica, un paio di foto e quasi sempre le più ridanciane.

Per questo abbiamo deciso di non fermarci,
di continuare a gridare con forza,anche, di nuovo, col nostro silenzio:
ricominciando tra qualche giorno lo SCIOPERO DELLA FAME,
per unirci alle colleghe di Messina, Letizia Sauta e Rosaria Marchetta, entrambe Docenti,
per creare con loro un cordone di solidarietà
e di impegno comune che riuscirà a sfondare, ne sono certa,
il muro di indifferenza che ancora rende sordi tanti, troppi,
ed a coinvolgere coloro che ancora, indecisi, ci guardano da lontano.

LIELLA STAGNO
Docente PRECARIA di Scuola Media di II Grado
ora DISOCCUPATA

Scuola pubblica, Storia sociale di una colonna infame

La scuola italiana per decenni è stata il luogo della mediazione, dove una classe docente spesso abbandonata a se stessa ha, in ogni modo e a “sue spese”, garantito la trasmissione pubblica del sapere. Le ultime legislature, invece, hanno visto continui tentativi di modificazione degli assi portanti del sistema formativo nazionale, tanto che cambiare sembrava negli ultimi anni essere diventata la nuova parola d’ordine imperante nella scuola italiana. Non tutti i cambiamenti sono, però, una riforma; un cambiamento può essere considerato una riforma quando esso è reale: ovvero quando risponde alle domande nuove che sono poste dopo aver soddisfatto le prime, dalle cui esigenze di risposta era nato. Ma la scuola italiana aveva veramente risposto alle domande che la società del dopoguerra e della costruzione della Repubblica le aveva posto? Aveva, in altre parole, soddisfatto, poiché istituzione della Repubblica, il secondo comma dell’articolo 3 della Costituzione che affida allo Stato il compito di attuare, eliminando gli ostacoli materiali, l’uguaglianza, andando così oltre la mera petizione di principio della prima parte dell’articolo stesso? Andiamo un po’ indietro ma non troppo: è possibile parlare di Riforma nel caso della scuola voluta dalla Moratti? O, possiamo considerare storicamente come principali riforme scolastiche nell’Italia repubblicana solo quelle riguardanti, la scuola media unificata del 1962 e i decreti delegati del 1974? O ancora, possiamo, abbandonandoci ad evocazioni di matrice cinquecentesche, parlare della Riforma Moratti, come Controriforma, poiché nata in risposta o in polemica con la ‘riforma’ Berlinguer che l’ha preceduta? Poco cambia. Ciò che ne è rimasto è la flessibilità e il pericolosissimo vizio dell’alternanza scuola lavoro che ha avuto come conseguenze l’asservimento di una scuola pubblica agli sfarzosi interessi delle aziende private. Poi Fioroni. Ma vogliamo rimpiangere Fioroni? Certo che non vogliamo. Forse, da perdenti posto e senza speranza, oggi, un po’ lo amiamo quel carceriere che decise imprigionarci tutti in una graduatoria ad esaurimento, promettendo “piani quinquennali” e immissioni in ruolo fino ad esaurimento scorte. Poi arriva l’oggi. Ed ecco la Gelmini, la stella cadente di tutti i bambini che la parola riforma non la conosce neanche ma ne abusa comunque. Lei a scuola non è andata ha deciso di fare la sarta e ha imparato egregiamente a fare i tagli. Oggi le scorte non sono ancora esaurite ma basta lasciarle marcire in magazzino tanto la scuola non ha più bisogno della classe docente formata e abilitata perché -sapete- si risparmia molto di più a mandare le nuove generazioni a scuola dalla televisione che dalla classe docente armata e abilitata: risicherebbero di imparare qualcosa e di ricorrere abilmente al libero arbitrio.

Ma perché la scuola pubblica non s’ha da fare? Dov’è Don Rodrigo? Lo possiamo intervistare? E i bravi? Dove sono i bravi? Portateceli qui. Con tante forze dell’ordine che si alternano davanti al provveditorato occupato prima o poi li faremo arrestare. Vada al diavolo persino Don Abbondio non abbiamo che farcene dei codardi in questo momento. La provvidenza? Non ne parliamo. Che se la tengano stretta i sindacati al tavolo delle trattative! Diamo un nome all’Innominato che ci schiaccia ma non ci fa paura. Abbiamo capito, Renzo e Lucia, la storia non voleva farli sposare, anzi il potere non voleva farli sposare. Ma perché la scuola pubblica non s’ha da’ fare? Volete vedere che è per lo stesso motivo. L’ignoranza al potere, la scuola, non la vuole: ‘sto matrimonio non s’ha da fare, lo ha detto il governo.

Chi? Chi potrebbe aiutare i due sposi? I precari ormai non si sposano più, per troppo tempo hanno perso tempo a farsi la lotta. Lotta tra precari, guerra tra poveri. L’ha instillata il governo in tempo di pace. Ma i precari a scuola ci sono andati e del libero arbitrio faranno oggi virtù. Lo sappiamo, la storia dei promessi sposi ha fatto i conti anche con la peste come oggi, la scuola pubblica, fa i conti con la crisi. Ma la crisi non è un’epidemia è una malattia. La più grossa malattia del capitalismo. La si cura non si amputa o ci ritroveremo con una scuola pubblica che deambula senza equilibrio per le nostre città assordate dalle sirene che occorreranno in soccorso. I precari della scuola oggi protestano NON per elemosinare un posto di lavoro o un imbarazzante sussidio ma perché sanno che ‘sto matrimonio s’ha da fare! La scuola pubblica s’ha da fare! E al più presto. I precari sono solo l’ultima ruota del carro del sapere e sono solo i primi ad urlare. È fisiologico: urla chi si fa male ma la cura e la direzione dovranno trovarla insieme tutte le ruote del carro.

“La scuola […] dovrebbe proporsi di immettere nella vita attiva i giovani con una certa autonomia intellettuale, cioè con un certo grado di capacità alla creazione intellettuale e pratica, di orientamento indipendente.” Una buona scuola richiederebbe “ la disponibilità finanziaria statale da dedicare all’educazione pubblica che dovrebbe essere di una certa grandezza per l’estensione che la scuola assumerebbe come edifizi, come corpo insegnanti; il corpo degli insegnanti crescerebbe di molto, perché l’efficienza della scuola è tanto maggiore e rapida quanto più è piccolo il rapporto tra allievi e maestri. […]. Anche la questione degli edifizi non è semplice, perché questo tipo di scuola, deve essere scuola collegio, con dormitori, refettori, biblioteche specializzate, sale adatte per il lavoro di seminario…”. Bene. Quante somiglianze col documento dei precari. Somiglianze d’intenti, si intende. Si, perché le su scritte parole non risalgono a voci di corridoio da provveditorato occupato o da collegio docenti, non sono parole di precario che nel 2009 reclama più sicurezze nelle strutture, aumento della spesa pubblica destinata all’istruzione, meno alunni per più docenti, no, no e no. Le su scritte parole risalgono agli anni ‘30, appartengono a Gramsci, quando la scuola unitaria doveva ancora nascere. Questo non significa che tutti i precari sono tutti gramsciani (magari lo fossero anche solo in pochi) significa che la scuola pubblica continua a cercare risposte inventando domande nuove senza prima aver soddisfatto le esigenze cardinali della scuola stessa.

Così oggi, da precaria, vorrei tornare a Gramsci e vorrei che dei promessi sposi non rifacessimo la storia della colonna infame. Quella tragica vicenda con cui Manzoni affronta il problema delle responsabilità del singolo e dell’abuso di potere, vorremmo non si ripetesse. I giudici manzoniani sapevano che la storia degli untori era solamente una leggenda e che la storia della peste era un'altra storia. Noi vogliamo essere l’altra storia. Noi sappiamo che la storia della crisi è un’altra storia e la necessità dei tagli alla scuola pubblica, è solo l’altra leggenda.

Noi precari saremo i primi ad urlare per non mandare al rogo la scuola pubblica e non assisteremo inermi al tentativo di una nuova colonna infame.

laurisaia

La carriera del "gambero"

Mi chiamo V. La R. , a soli 19 anni sono diventata Maestra tramite Concorso superato a Brescia negli anni settanta.
Ho successivamente conseguito a Catania due idoneità all’insegnamento e, in più, ho seguito tantissimi corsi di perfezionamento e aggiornamento riguardanti la didattica.
Ad un certo punto di questo percorso, anche per motivi familiari, non ho potuto svolgere un servizio continuativo nelle scuola e ho lavorato a Catania solo con supplenze brevi.
Negli anni ottanta si è costituito il cosiddetto “doppio canale” nelle graduatorie, per cui chi avesse svolto solo 300 ore di servizio a scuola acquisiva automaticamente il diritto di entrare di ruolo…
Nel mio caso, avendo svolto solo servizio saltuario, pur essendo “plurititolata” (cioè in possesso di due idoneità come ho detto prima) non ho ottenuto il diritto al ruolo, in quegli anni aperto a tanti…
Dal 2000 in poi e dunque per ben otto anni… ho lavorato ogni anno (da ottobre/novembre fino al termine delle attività didattiche) riuscendo a maturare i 12 punti di servizio.
Per un anno intero ho perfino fatto l’esperienza didattica del sostegno (seppure sprovvista di titolo) con un bambino autistico.
In questi anni ho sempre lavorato con impegno e passione riuscendo ad ottenere dei risultati eccellenti anche nelle situazioni più problematiche e disagiate, pensando ad una “naturale” progressione di carriera… invece ho fatto solo la “carriera del gambero”… Lo scorso anno ho lavorato solo tre mesi… e, quindi, quest’anno non posso fruire nemmeno del sussidio della disoccupazione.
Mia figlia, che sognava di fare l’insegnante e si era iscritta ad una facoltà umanistica, ha ultimamente abbandonato il suo bel sogno avendo visto quanto difficile e controverso sia stato finora il mio percorso professionale, mai riconosciuto né premiato se non dagli apprezzamenti positivi che ho sempre avuto dai Genitori degli alunni, dai Dirigenti scolastici, dagli alunni stessi…
Mi sento davvero colpita nella mia dignità quando si afferma che nella Scuola si vuol fare il reclutamento in base al “merito”… Ma quale merito, dico io? Quale sarà la Scuola “della qualità”? Quella in cui, tra l’altro, non si tiene conto nemmeno della continuità didattica, con questa eccessiva precarietà, fluidità, andirivieni di insegnanti… tutti gli anni!
Ultimamente io e mio marito non lavoriamo, quest’anno io non ho ricevuto un incarico e mio marito ha da poco dovuto chiudere una piccola attività commerciale; non potremo forse nemmeno pagare gli sudi a nostra figlia che rischia di demotivarsi ancora di più, spero non cada in depressione…
Adesso mi trovo qui al Provveditorato occupato di Catania cercando di trarre forza anche tramite il confronto con altri Colleghi nella mia stessa situazione. Certo, non ci arrenderemo, d’altronde siamo abituati a “lottare” e ci stiamo unendo tutti insieme per far capire che ci siamo, per difendere il nostro ruolo nella società, la nostra identità e dignità professionale giornalmente vilipese da una politica governativa che non ci riconosce… siamo qui per difendere la “nostra” Scuola pubblica e di qualità, ma nei fatti non nelle parole…!

21 anni precaria

mi chiedete di raccontare la vita di una precaria . Non è cosa semplice , vengo assalita da una ansia che mi porta tachicardia. Sono precaria da 21 anni classe di concorso A 346, specializzata pero in lingua tedesca . Già lingua tedesca, la mia lingua, e oggi in pectore la mia patria . In germania ho vissuto gli anni piu belli della mia vita studiando presso l universita e lavorando come ricercatrice a Freiburg, poi come spesso accade ai nostri emmigranti decisi di tornare in Italia, mi mancava la mia terra , il mare, l' etna e soprattutto mi mancava la mia gente quella che incontravo la mattina in viale M. Rapisardi, carmelo che lavorarava al bar di Menza ,il sign. Salvatore che mi vendeva le olive piu buone del mondo.cosi rifeci le valigie, salutai gli amici tedeschi che mi avevano amata in quegli anni e ritornai a catania. Ero felice avevo maturato che il mio posto era nella mia terra natia che non potev e non dovevo fuggire , piuttosto trasmettere alla mia gente ai miei ragazzi attraverso le lingue che dovevamo lottare per cambiare le peggiori delle abitudini e quella mentalità, che ci avrebbe ghettizzato. Volevo trasmettere la mia cultura ai ragazzi e far capire loro che a breve saremmo stati europei. Se ci penso mi sbatterei la testa nel muro che stupida, la mia cultura era servita solo a rendermi schiava di un sistema politico e di un ingranaggio ferraginoso che mi ha portato a vivere nella precarieta e oggi nella insicurezza piu totale. Sono stata attraversata da anni di carognate, tutte legali e lecite: corsi di sostegno, legge 104, riserve, gente gia di ruolo che passa al superiore, graduatorie che sono a pettine e poi non lo sono piu,SSiss, punteggio di montagna, insomma io la ad aspettare. La parola precario è uguale a aspettare, prima cominci ad aspettare che suoni il telefono per le supplenze del preside e stai a casa inchiodato per giorni, poi arrivano gli incarichi annuali e parti chilometri lontano da casa , le estati le trascorri al mare ,ma guai ad allontanarti le date per le convocazioni vengono pubblicate sempre all ultimo momento e man mano scopri che è voluto ,allora cominci a difenderti da questo ingranaggio perverso e nel frattempo hai fatto famiglia e trascini anche loro in questo vortice che sembra non avere fine. Se vuoi rimanere nella tua posizione lo stato ti impone dei corsi a pagamento cosi puoi comprarti 3 punti in un anno, se non li fai ti scalcano. Ma non lo faccio, non l ho fatto non scendo a un compromesso cosi vile , non tolgo mille euro ai miei figli, perche gia ne porto a casa pochi visto che consumo una auto ogni anno scolastico e la banca a me non fa prestiti visto che ho un contratto a tempo. E se penso al 28 agosto , giorno delle convocazioni per la mia classe di concorso vomito.Eravamo li ad aspettare , tesi nervosi, sudati, stanchi e per l ennesima volta umiliati.Per anni ho studiato l olocausto e le ragioni che prodotto hanno una simile tragedia , qualora ce ne fossero, e mi sono sentita come gli ebrei in un campo di concentramento . Penserete ovviamente che sto esagerando ma non abbiamo deciso di parlare di cio che è accaduto in passato sperando che mai piu l uomo possa essere colpito nella sua dignità e ditemi qual'è la dignità di un uomo che ha lavorato , che è stato sfruttato ed illuso per 20 anni quando quel maledetto 28 agosto è tornata a casa senza lavoro ? Umiliato dal suo stesso stato, quello stato che oggi gli chiede il voto per un paese democratico dove la stampa, anche il giornale piu di provincia non è libero di esprimersi. Io sono tra le piu fortunate e per quest anno lavoro, ma non dormo la notte al pensiero che altri non sanno come portare il pane a casa, e cio che è peggio che i miei stessi colleghi , i quali hanno avuto l incarico accettino le 6 ore del preside togliendo anche questa piccola opportunità. E allora mi sento a disagio, fuori posto perche forse la parola solidarieta sul nostro vocabolario non esiste più.Ringrazio voi, del comitato precari, che tanto state facendo e sono sicura che chi ha battaglia ha vittoria. Laura bruno

Storie, valutazioni, proposte

Sono un precario, classe di concorso A033, nella mia provincia (Catania) oltre quaranta docenti di ruolo di ed. tecnica sono rimasti a casa, per non parlare degli oltre ottanta abilitati (per cosa?)e di noi poveri illusi delle graduatorie di istituto. Eppure per tre anni di fila ho avuto un incarico annuale poi è arrivato questo governo con i suoi tagli, con ministri burattini pronti a servire il padrone e ad un tratto quella che era un'opportunità di lavoro è diventata: prima una illusione poi la certezza di un futuro alla ricerca di cosa fare da grande(a 35 anni) .
Per cosa? Un imbecille (tremonti) fa i conti in tasca agli italiani senza conoscere che in Italia, al sud più che altrove, una famiglia su tre non arriva alla fine del mese e in molti casi non c'è nemmeno l'inizio. Ha sbagliato tutte le previsioni in materia economica, ma il capo di governo lo sostiene, per loro la crisi non c'è. Meno male, figuriamoci se ci fosse? Dai suoi dati, il ministro tremonti ritiene che lo Stato deve rispiarmare. Bene, iniziamo dalla CATEGORIA PEGGIO PAGATA D'EUROPA: LA CLASSE DOCENTE della suola pubblica Italiana. La scuola non funziona (la classe politica invece!) e allora rottamiamola, chi se ne frega se i figli degli italiani saranno sempre più ignoranti, anzi meglio, perchè i loro figli studiano in istituti privati, possibilmente all'estero, perchè possono permetterselo, devono continuare ad essere la classe dirigente di domani, sono dei predestinati, i nostri figli invece no.
La riforma viene affidata ad un'incapace, il ministro gelmini, che non entra in una classe dai tempi del Liceo, che a fronte di un taglio di oltre 40000 posti di lavoro chiede maggiori fondi per gli istituti paritari, quelli che sfruttano i neolaureati senza pagarli, quelli che ti obbligano a promuovere tutti altrimenti “….la retta come la giustifichiamo….”, cara ministro gli istituti privati qualificano studenti al di sotto della media, sono "DIPLOMIFICI" che servono solo a fare arricchire i proprietari, spesso privi di ogni forma di passione verso la cultura ed il sapere.
Ma la mia più grande preoccupazione è la povertà della classe dei docenti italiani, non tanto quella materiale ma quella intellettuale, infatti come può una categoria con un livello culturale così elevato sopportare un taglio così esagerato, che comporta un notevole abbassamento del livello dl servizio scolastico nel suo complesso. Non c'è in gioco solo lo stipendio di tante famiglie, è in gioco il futuro della Nazione, dei nostri figli, non lo possiamo difendere in maniera così blanda con pacifiche occupazioni di questo o quell’ Ufficio Scolastico Provinciale.
Di fronte a Sindacati assenti e ad una classe insegnanti così poco coesa, al cospetto di una stampa e una politica dei partiti di opposizione attenta solo al gossip e alle veline del presidente del consiglio (che schifo!), davanti ad una riforma che avrà ripercussioni sociali inimmaginabili, basti pensare ai quartieri delle periferie dove l'unica fonte di messaggi positivi era la scuola e raramente la chiesa, è il momento di rischiare, di presidiare le scuole , di impedire su tutto il territorio nazionale l'apertura dell'anno scolastico, solo così coinvolgeremo i colleghi di ruolo, che rischiano ancora il posto questione di tempo e di ministro, e soprattutto le famiglie: in gioco c'è il futuro dei nostri figli che vale molto di più che il nostro misero stipendio.
Scuole occupate, ognuno nella propria città, in massa o sarà la fine.

FIABA ILLUSTRATA

C’era una volta…la scuola pubblica
C’era una volta …ora non c’è più.
……………………………………………………
C’era una volta…
una scuola costruita sul primo di Tre Monti
illuminata solo da una stellina e dove il sole non sorgeva mai.
……………………………………………………
Era il Settembre del 2009 e i giovani studenti abitanti dei Tre Monti presto si accorsero che era impossibile frequentare la scuola.

Questa era tutta buia, così buia, che l’unica luce della stellina non era sufficiente neanche per leggere l’appello.

Per fortuna il piccolo Gimbin, studente della prima elementare, aveva con sé una torcia che aveva rubato alla mamma che durante l’occupazione del provveditorato teneva sempre in borsa per i turni notturni.
…………………………………………………………………….

Una luce nel buio: Gimbin apre la torcia, alza la mano e dice:
“maestri, io ho una torcia!”

Grazie alla luce della torcia il maestro legge l’elenco alfabetico della classe e Andrea che l’anno scorso ha già fatto la prima elementare e che quest’anno farà la seconda
si accorge che sono ancora arrivati alla lettera “B” e ha già contato fino a 30!

Il lungo appello viene interrotto da un toc toc

È il signor Sindacà.t che con una camicia quasi pulita e con lo sguardo che non riesce ad andare mai oltre la prima linea dice:

“ volevo darvi il ben venuto e volevo chiedere ai più piccoli se hanno domande da fare”

Gimbin con la sua faccia furba e fiera e con lo sguardo che va sempre molto lontano chiede:

“il mio compagno Andrea della seconda, mi aveva detto che ci sarebbero stati tre maestri! È forse il buio di questa aula che non mi permette di vederli?”

il Signor Sindacà.t con fare imbarazzato ma spavaldo risponde :
“ma … non te l’anno detto mamma e papà che i Tre Monti sono un luogo meraviglioso dove le stelline fanno magie? Guarda piccolo Gimbin, guarda da questa finestra rotta, guarda in alto, guarda quella m.stella.g che sta in alto, è grazie a lei che è avvenuta la magia e, dove prima c’erano tre maestri, adesso ce n’è uno. Così stiamo un po’ più larghi tutti!


Ooooohhhhoooooo!!!!!
Uuuuuuuhhhhhhh!!!!
……………………………………………………………………..

Il maestro sopravvissuto riprende a fare l’appello ma, viene ancora interrotto.

Questa volta l’interruzione è netta, seria e decisa, nessuna ambiguità nella camicia , uno sguardo che dalla prima linea arriva molto lontano: è il precario Allegras.

“tutti fuori, tutti fuori, fuori ci sono gli altri quelli che a causa dei Tre Monti sono rimasti in collina senza pane, quelli che a causa dei Tre Monti sono annaspano in alto mare e qualcuno forse annegherà!”
Una volta tutti fuori il precario Allegras al megafono urla :
“vi ricordate del piccolo Robert.H.o? vi ricordate? No? Si? N00? Quello sulla sedia a rotelle che quando ti saluta sorride come se gli avessi regalato un grande mappamondo che si illumina! Quello che quando gli chiedi “Ciao Robert come stai?” spalanca gli occhi e la bocca come se fossi tu l’eroe che ha segnato un goal ai mondiali di calcio! Si lui , proprio lui…questo anno verrà in classe poche volte e quando verrà si annoierà perché non ha più l’insegnante di sostegno!!!


Ooooooooo hhhhhhhooooo!!!!
Uuuuuuuuuuuhhhhhhh!!!

……………………………………………………………………..

Said parla con Alice , anzi è la piccola Alice che parla con Said. E spiega a Said che quest’anno i progetti per l’intercultura saranno fatti in classi separate… e non solo quelli.

Said è preoccupato aveva gia sentito al telegiornale una notizia simile.

Alice è preoccupata anche se in verità non ha capito molto bene il problema.
È troppo piccola forse.

Ma Said glielo spiega bene :

“metteranno i neri da una parte gli occhi a mandorla da un'altra parte e i bianchi da un’altra parte ancora!”

“quindi, non staremo nella stessa classe?”

Sul viso di Alice scende una lacrima, trasparente, senza colore.
……………………………………………………………………..

Tutti fuori, la notte è buia ma si è in tanti. La torcia di Gimbin fa luce sui precari.
Il megafono urla forte, Luca urla più forte di tutti no no…anche Claudia non è da meno, le maestre venute dalla collina urlano, urlano i professori di storia che si mettono al megafono come l’angelo della storia di Klee, urlano anche i prof di matematica e urla anche Gabriella, la professoressa di italiano della terza B che in classe non aveva mai urlato! Urlano gli studenti, quelli più bravi e quelli più alti, urlano gli universitari, urlano i precari tutti sono tanti gli assenti ma i precari urlano così forte nella notte che prima o poi quella stella dovrà sentire!.........................



Il piccolo Gimbin capisce che la fiaba sta per finire e sta per chiudere gli occhi ma , astuto come sempre, spalanca mezzo occhio e prima di addormentarsi chiede :
“ma…Laura…la fiaba che mi hai appena , letto non porta in copertina la scritta FIABA ILLUSTRATA ? io non so ancora leggere ma me l’ha detto la mamma!”

“si, caro Gimbin , c’è scritto FIABA ILLUSTRATA ma anche questa, è una bugia. Vedrai, se ci muoviamo sarà l’ultima!”

Gimbin si fida e dorme.

:::::::::::::::::::::::::::

Luca è rimasto senza lavoro
Antonio non ha lavoro
La mamma di Andrea è senza lavoro
Mamma e papà di Gimbin sono straordinari ma hanno avuto la geniale idea di fare entrambi lo stesso lavoro
Alessandro sa la storia ma è senza lavoro
Laura legge le fiabe a Gimbin perché è senza lavoro

ma tutti questi oggi hanno fatto una promessa a Gimbin per farlo dormire sereno e per farlo crescere sano :

SE RESTEREMO UNITI NELLA LOTTA NON CI SARANNO PIù BUGIE
SCALEREMO I MONTI E… DI QUELLA STELLA…FAREMO SOLO UNA STELLA CADENTE!

lauraisaia

16 anni di precariato.

ciao, sono stanca di raccontare la mia storia ,le mie disavventure ,
ogni volta arrivare al traguardo per l'immissione in ruolo, e poi
via....... si ricomincia .Sono passati 16 anni della mia vita ,ancora
precaria, questa volta senza lavoro.Ancora una volta umiliata dai
colleghi titolari,chiedendo per suppliche se mi lasciavano lo spezzone ,
almeno per il punteggio.Purtroppo con esito negativo , la risposta? le
4 ore spettano ai titolari.
Ho iniziato nella scuola statale nel1994/95 presso l'Ipsia C.A dalla
Chiesa di Caltagirone (ho rischiato la gravidanza viaggiando sino al 7°
mese) per non lasciare una classe V.fino al 2000 ho continuato nella
stessa scuola.Mi sono abilitata per la classe di concorso a024 disegno
e storia della moda,ero la1° in graduatoria,ma un trasferimento da
fuori provincia non mi ha permesso l'immissione in ruolo.Abilitata
successivamente nella A025 e Ao28,ho continuato a lavorare per a024,
purtroppo grazie all'aggiornamento delle graduatorie del 2002/03 da
fuori provincia si inseriscono due colleghe e Rosanna rimane fuori.
Ricomincio fortunamente con l'incarico dal Preside per una materia
tecnico pratica c070 esercitazione abbigliamento moda,abilitata nel
2005/06 3° in graduatoria permanente,le prime due in graduatoria .
vengono immesse in ruolo, ancora una volta la sottoscritta rimane fuori
.Ebbene adesso mi ritrovo disoccupata.

Precaria storica CATANESE.